La valutazione psicologica

La valutazione psicologica in età evolutiva è un tipo particolare di valutazione poiché coinvolge il bambino/ragazzo, la famiglia e la scuola. Generalmente è richiesta dai genitori che osservano comportamenti difficili da gestire; a volte, invece, a fare la segnalazione è proprio la scuola.

Presso lo studio la valutazione può essere richiesta per:
  • Problemi scolastici.
  • Disagi emotivi ( ansia, paure, depressione, ritiro sociale, ecc.).
  • Disturbi del comportamento (iperattività, impulsività, aggressività, mancanza di rispetto delle regole, ecc.).
  • Problematiche legate al periodo adolescenziale.
  • … ma anche in tutte quelle situazioni di cambiamento nella vita di un bambino (la nascita di un fratellino, un traslosco, ecc.) o situazioni più complesse come la separazione dei genitori o la perdita di una figura di riferimento per diverse ragioni. In questi casi i genitori possono avere necessità di una consulenza per comprendere meglio come agire.
Com’è strutturata una valutazione psicologica in età evolutiva:
  • Primo colloquio con entrambi i genitori (senza il bambino).

La durata del primo colloquio può variare dai 60 ai 90 minuti. Durante l’incontro il professionista raccoglie la storia di vita del bambino e della famiglia e analizza la domanda per comprendere qual è il problema. Come si manifesta.? Da quanto tempo? Qual è l’impatto che ha nei vari contesti (famiglia, relazioni sociali e scuola)?.

Il professionista può consegnare alcuni questionari finalizzati a valutare la personalità e il comportamento. In alcuni casi vengono dati anche dei questionari da far compilare agli insegnanti, per stabilire un primo contatto con la scuola.

  • Colloqui di valutazione con il bambino (1h/incontro)

Generalmente sono necessari 3 incontri, orientati a definire meglio i punti di forza e le aree problematiche. In questa fase il professionista utilizza il colloquio clinico, i disegni e le favole, ma anche test e questionari più specifici e standardizzati [1] per età o classe (dunque adatti ai bambini). Lo scopo è quello di indagare le emozioni alla base del comportamento e i pensieri ad esse legate, di definire un quadro di personalità, di valutare la relazione di attaccamento e l’autostima. Altro aspetto importante è la comprensione del grado di consapevolezza che il bambino ha della situazione che lo riguarda, utile ad una risoluzione del problema stesso.

Questa fase è molto importante, perché aiuta il bambino a: sentirsi ascoltato, non solo dallo psicologo, ma anche dai genitori che percorrendo questa strada stanno cercando di aiutarlo. Capire di non essere l’unico bambino “ad avere quel problema”. Questo, a volte, genera già di per sé un cambiamento positivo.

In alcuni casi potrebbe essere necessario un colloquio con gli insegnanti.

Durante l’ultimo colloquio, detto di restituzione, lo psicologo illustra quanto emerso dalla valutazione e insieme si decide se e come intervenire.


[1] I punteggi ottenuti dal bambino sono confrontati con i punteggi ottenuti dalla maggior parte dei bambini che frequentano la stessa classe o che hanno la stessa età. Tali punteggi sono stati raccolti in precedenza, dai ricercatori che hanno costruito il test, durante quella fase detta appunto di “standardizzazione”.