Il disturbo dell’apprendimento non verbale (DANV) è caratterizzato da numerose cadute nei compiti di natura visuospaziale, lasciando pressoché preservate le abilità linguistiche. Sul piano scolastico ci possono essere conseguenze e, molto spesso, si possono determinare difficoltà che sono molto simili a discalculia, aprassia o difficoltà di problem solving di tipo geometrico.
Tra i disturbi dell’apprendimento, il disturbo dell’apprendimento non verbale è certamente il meno studiato (sebbene i primi studi risalgano addirittura agli anni ’70) e pertanto non è ancora riconosciuto nelle classificazioni ufficiali, infatti non è inserito nei manuali diagnostici e non è stato trattato nella Consensus Conference (Associazione Italiana Dislessia, 2007) sui Disturbi specifici di apprendimento (DSA).
Il Italia il gruppo di Cornoldi ha proposto di parlare di “disturbo visuospaziale dell’apprendimento”, sottolineando in tal modo le difficoltà visuospaziali implicate. Secondo questi Autori il DANV comporterebbe:
- Difficoltà cognitive specifiche di natura visuospaziale con una discrepanza significativa tra intelligenza verbale e spaziale; in particolare, utilizzando una delle versioni della WISC, è possibile osservare prestazioni molto carenti nei subtest di Disegno con cubi e Ricostruzione di oggetti (che rientrano nell’area del QIP) a fronte di prestazioni elevate nelle prove di Vocabolario e Informazioni (che rientrano nell’area del QIV) (Vedi anche valutazione neuropsicologica).
- Difficoltà in prove di natura visuospaziale e in particolare in compiti di memoria di lavoro visuospaziale.
- Profilo degli apprendimenti scolastici caratterizzato da una caduta nell’area della matematica o in altre discipline che sottendono il coinvolgimento di aree visuospaziali e grafo-motorie, quali: geometria, disegno, lettura delle tabelle e di grafici di studio, scienze, comprensione di testi che implicano una rappresentazione spaziale.
- Assenza di fattori di esclusione per i disturbi specifici dell’apprendimento: condizioni di handicap, ritardo cognitivo o fattori esterni, come adeguato insegnamento o carenze nell’ambiente socio-culturale.
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