Disturbo oppositivo provocatorio (DOP)

disturbo oppositivo provocatorio

Essere genitore non è di certo la cosa più semplice del mondo, talvolta la situazione può sfuggire di mano anche con i bambini che definiamo più “calmi” e “tranquilli”. Ad ogni modo mamma e papà sono spesso in grado di gestire crisi e aggressività in tempi più o meno brevi e con strumenti più o meno efficaci.

Ci sono però casi in cui, nonostante gli sforzi, il bambino persiste nei suoi comportamenti, manifestando un atteggiamento aggressivo e, talvolta, distruttivo verso l’adulto che ha di fronte; il bambino potrebbe risultare, in questi casi, arrabbiato, vendicativo e irritante o, per sintetizzare in due parole … OPPOSITIVO e PROVOCATORIO.

Il Disturbo Oppositivo-Provocatorio (DOP) è un disturbo del comportamento, riguarda pertanto il modo in cui il bambino agisce e si relaziona all’altro con menomazioni nell’adattamento e nella funzionalità sociale. Ovviamente non parliamo di quei bambini che di tanto in tanto manifestano rabbia e atteggiamenti di sfida, il disturbo infatti è caratterizzato da un quadro clinico ben preciso,che deve essere rilevato da un esperto.

Quali sono i sintomi? (fonte: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali – DSM IV)

Dopo un’attenta valutazione clinica, uno specialista può diagnosticare un DOP quando si trova in presenza di un bambino che:

  • va spesso va in collera;
  • spesso litiga con gli adulti;
  • spesso sfida attivamente o si rifiuta di rispettare le richieste o le regole degli adulti;
  • spesso irrita deliberatamente le persone;
  • spesso accusa gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento;
  • è spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri;
  • è spesso arrabbiato e rancoroso;
  • è spesso dispettoso e vendicativo

Il bambino con un DOP, infatti, mostra difficoltà nelle interazioni, in particolar modo con gli adulti, ma anche con i coetanei. In genere lo potremo osservare intento a sfidare i genitori o gli adulti di riferimento, spesso lo vedremo assumere un atteggiamento irritante e provocatorio. Il più delle volte non sembrerà in grado di rispettare le richieste e le regole stabilite, sperimentando rabbia in modo frequente, anche di fronte alle piccole frustrazioni. Spesso reagirà cercando vendetta e manifestando rancore, poichè non riuscirà a superare i torti subiti (o presunti tali). Tenderà quindi ad assumere un atteggiamento vittimistico che non gli consentirà di assumersi le proprie responsabilità, ma lo porterà, piuttosto, ad incolpare gli altri dei propri errori.

Naturalmente non sarà sufficiente riscontrare alcuni di questi comportamenti per confermare la diagnosi di un disturbo, ma sarà necessario comprendere da quanto tempo questi si manifestano e con quale frequenza e intensità; sarà inoltre indispensabile valutare se tali comportamenti sono responsabili di disagi e difficoltà in ambito familiare, scolastico o sociale.

E le cause?

Il DOP sembra essere il risultato di una combinazione di fattori individuali e contestuali (fonte: www.istitutobeck.com)

Fattori individuali

  • Temperamento: è possibile che si verifichi un’inadeguata interazione tra il temperamento del bambino e il temperamento del genitore. Per esempio, l’eccessiva rigidità del genitore rispetto alle regole e alla disciplina, al “modo in cui si fanno le cose”, potrebbe contrastare con la curiosità e la voglia del bambino di sperimentare e di esplorare, con la sua necessità di trovare sempre nuovi stimoli.
  • Biologia: sembra che i bambini con disturbo oppositivo-provocatorio abbiano un deficit nel sistema che controlla l’inibizione dei comportamenti aggressivi a causa anche di un basso livello di serotonina (un neurotrasmettitore implicato nella regolazione dell’umore) e di cortisolo (definito come l’ormone dello stress).
  • Distorsioni cognitive: i bambini con disturbo oppositivo-provocatorio e i loro genitori tendono ad avere un locus of control esterno, attribuiscono cioè i comportamenti problematici a cause e motivi non dipendenti da se stessi. I genitori considerano questi comportamenti come tratti intenzionali, stabili e volutamente non controllati; i bambini hanno difficoltà a valutare in maniera corretta le situazioni, nello scegliere una soluzione adeguata per risolvere i conflitti e, quindi, valutare l’efficacia della propria strategia.

Fattori contestuali

  • Il sistema educativo si alterna spesso tra disciplina inconsistente e incoerente ed eccessiva rigidità e coercizione. Il punto focale è che, dando attenzione ai comportamenti problematici, si stimola e si aumenta la probabilità che vengano ripetuti mentre i comportamenti positivi, essendo trascurati, tendono a verificarsi con minor frequenza. Questo circolo vizioso negativo rimanda al bambino un’immagine negativa di sé e delle proprie capacità, spingendolo a non cercare di migliorare. Anche nella scuola i bambini con DOP accumulano esperienze negative. I continui rimproveri degli insegnanti e le reazioni dei compagni, i quali tenderanno ad isolarli, contribuiscono ad accentuare problemi nell’apprendimento e nelle relazioni. Il bambino che sperimenta l’altro come ostile e giudicante si creerà la convinzione che gli altri sono pericolosi e che, quindi, bisogna difendersi. Dal canto loro i genitori avranno una percezione distorta delle proprie capacità genitoriali, innalzeranno il loro livello di stress e di frustrazione che li porterà ad abbassare sempre di più il limite di tolleranza.
  • Nel contesto familiare anche la gestione delle dinamiche in maniera aggressiva (per esempio i litigi tra i genitori, le botte, alzare la voce) spesso modella i comportamenti dei bambini che riflettono e ripropongono gli stessi atteggiamenti dei genitori. I bambini che vivono in contesti socio-culturali svantaggiati hanno infatti una maggiore probabilità di sviluppare un disturbo del comportamento.

Il trattamento

L’approccio cognitivo-comportamentale pone la sua attenzione sul modo in cui il bambino risponde agli eventi che considera frustranti, quindi sui pensieri e sulle emozioni ad essi legate; in particolare si concentrerà sulla rabbia, che è l’emozione più facilmente sperimentata

Il bambino dovrà dunque imparare a riconoscere i meccanismi che scatenano la sua rabbia e la relazione che c’è tra evento, pensiero ed emozione/comportamento, secondo il modello ABC.

Inoltre il bambino dovrà acquisire nuove strategie, queste gli consentiranno di gestire le situazioni che gli fanno sperimentare emotività negativa.

Naturalmente sarà importante anche lavorare con i genitori, affinchè comprendano il disturbo ed imparino a focalizzare la loro attenzione sui comportamenti positivi dei bambini, che andranno rinforzati, ed a gestire le situazioni con strumenti più efficaci.