È ora di fare i compiti!

compiti

Fin dalla scuola primaria, il momento dei  compiti può essere vissuto in modo stressante da tutta la famiglia. Spesso questo accade quando il tempo dedicato ai compiti non è ben inserito nella routine quotidiana, quando il genitore tende a sostituirsi nell’esecuzione del compito, quando le aspettative sono troppo alte o troppo basse, quando non si dà al bambino il giusto riconoscimento per aver eseguito un compito con impegno … e l’elenco potrebbe essere ancora lungo.

Ma visto che i compiti da fare ci sono, occorre trovare strategie e la giusta motivazione, per non trasformare questo momento in un incubo.

Per prima cosa proviamo a riflettere su che cos’è l’apprendimento.

L’apprendimento è …

qualcosa che resta e all’occorrenza può essere recuperato!

… un processo che si automatizza

… una competenza che si costruisce

… una competenza che si interiorizza

Detto ciò diventa importante soffermarsi anche su quali sono gli obiettivi dei compiti, se li vediamo come un qualcosa di fine a se stessa o al voto sarà difficile dedicare il giusto tempo e la giusta attenzione.

I compiti servono a:

  • Offrire lo spazio e il tempo necessari ad una riflessione personale.
  • Potenziare le competenze apprese o in via di sviluppo.
  • Completare il processo di apprendimento avviato in classe.
  • Sviluppare il senso di autoefficacia.
  • Sviluppare maggiore fiducia nelle proprie competenze.
  • Partecipare e costruire attivamente il proprio percorso formativo e di crescita personale.
  • Incrementare la motivazione scolastica.
  • Imparare a individuare regole, definire ordini e priorità (autodisciplina).
  • Promuovere l’autonomia e il senso di responsabilità.

Cosa deve fare il genitore?

Se il compito dell’insegnante è quello di programmare, mettere in pratica e verificare, grazie alle sue competenze professionali, il compito del genitore è quello di porsi davanti al figlio/studente come un allenatore si pone davanti ad un atleta. Un buon allenatore sa qual è il programma di allenamento del suo atleta, lo considera importante; incoraggiando il ragazzo, si assicura che questi esegua tutti gli esercizi; pur facendo il tifo dalla panchina, non scenderà mai in campo al posto suo. Allo stesso modo il genitore dovrà : sapere quali compiti sono stati assegnati, riconoscerne l’importanza, fare in modo che il bambino svolga la sua attività in modo serio e sempre più indirizzato verso l’autonomia; rassicurare il bambino rispetto al proprio sostegno.

Come ci si organizza?

Prima di mettersi a fare i compiti è importante organizzare sia lo spazio fisico che quello mentale. È dunque necessario definire il tempo dedicato ai compiti, in un ambiente ordinato e mettere sulla scrivania solo gli strumenti necessari. Questo facilita un clima sereno di gestione dei compiti stessi. Un ambiente caotico, al contrario, favorisce continue distrazioni e perdite di tempo. Dunque, TV spenta, via i giochi, diario alla mano e tutto ciò che serve per l’esecuzione di quel compito sulla scrivania. Se c’è tanto da fare di possono prevedere delle pause ed una merenda leggera (ogni buon allenatore sta attento all’alimentazione del suo atleta).

E poi? Non resta che mettersi a lavoro.

Dopo aver analizzato i compiti in termini di:

  • Visione generale (parole usate, conoscenze pregresse rispetto all’argomento, tipologia di compito).
  • Lettura focalizzata (richiesta, aspettative insegnante, attività svolta in classe).
  • Ricerca di elementi per la risoluzione (dati, richiesta, priorità).

Si dovrà lavorare con metodo, affrontando ostacoli ed errori senza mortificazione. L’errore è uno strumento prezioso, correggerlo senza favorire la riflessione del bambino sarà un’opportunità persa. Diamo sempre, in tutti i contesti, la possibilità al bambino di trovare l’errore e di correggerlo. È importante che l’insegnante possa valutare le effettive competenze (del bambino, non di mamma o papà). Il bambino deve prendere con serenità ciò che sta facendo, anche se questo non significa noia. Ci possono essere tanti momenti in cui l’attività svolta sul libro può essere consolidata attraverso il gioco.

Un compito è svolto bene se lo studente è  sereno, soddisfatto del suo lavoro e non arriva stremato alla fine.

Quando un bambino fatica ad apprendere, nonostante gli accorgimenti, sarà opportuno e utile indagare le cause, anche con l’aiuto dell’insegnante. Se nonostante l’impegno profuso da bambino, famiglia e scuola ci si rende conto che qualcosa non va può essere utile rivolgersi ad uno specialista per una valutazione più accurata.

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Riferimenti bibliografici: Missione compiti, Manuale di sopravvivenza per i genitori (Gianluca Daffi) – Erickson